Capita spesso di sentire dei detrattori del mezzo fotografico digitale, i quali supportano la tesi che con la fotografia moderna è facile, attraverso strumenti di post produzione quali Photoshop, cambiare e snaturare una fotografia. Secondo loro la Fotografia (con la F maiuscola) dovrebbe essere sempre ottenuta solo in quel momento che è lo scatto fotografico.
Per controbattere a questo classico commento di fronte a una foto ben riuscita (“ah facile con Photoshop”), è importante far ricordare che l’intervento di postproduzione è sempre esistito.
Quando si scatta in analogico pari importanza ha il processo di sviluppo del negativo e il processo della stampa. In fase di sviluppo possiamo – attraverso distinti agenti chimici, tempi di utilizzo e agitazione della tank – variare il contrasto, l’esposizione e quindi aprire maggiormente le ombre operando con dei mascherini manuali.
Nel mondo analogico, anche il processo di stampa è estremamente importante. Da un negativo fotografico possiamo ottenere svariati tipi di stampe le quali possono differire molto l’una dall’altra. E’ quindi un processo altamente artistico e variabile nel quale il fotografo ottiene una propria interpretazione alla fotografia finale.
E’ proprio questo il concetto da marcare: interpretazione personale. La fotografia, essendo un’Arte, come tale deve essere considerata in tutte le sue fasi, creando una interpretazione personale e unica del proprio modo di vedere e sentire le cose.
Ansel Adams, maestro della fotografia analogica, rimarcava il concetto di interpretazione fotografica. Affermava che un suo scatto, per quanto era apprezzato come una fotografia “naturalistica” non rappresentava necessariamente il soggetto fotografato. Davanti ad un emozionante panorama, lui poteva scegliere quale interpretazione dare seguendo le emozioni provate di fronte a tale vista. Con la stampa poteva scegliere quindi un maggior o minore contrasto, una intensità maggiore dei neri, una ricchezza incredibile nei bianchi e così via.
Una grande fotografia è la piena espressione di ciò che l’autore sente del soggetto che sta fotografando nel senso più profondo; per questo è la vera espressione di ciò che lo stesso fotografo sente sulla vita nella propria complessità.
Ansel Adams
Con il mezzo digitale (soprattutto se abbiamo scattato in formato .raw), abbiamo grandi possibilità di interpretazione sullo scatto eseguito.
L’interpretazione personale è la chiave fondamentale della fotografia per poter creare così una immagine distinta e riconoscibile dalle altre, una immagine che diventa un qualcosa di personale.
Detto questo bisogna consigliare (soprattutto ai neo fotografi digitali) di non strafare e lasciarsi prendere facilmente la mano dalle mille possibilità di regolazione date dal processo di postproduzione. Il mio consiglio è quello di essere coerenti con un proprio stile di postproduzione, di non utilizzare diversi effetti/filtri variandoli da foto a foto in quanto questo fa perdere continuità al lavoro proposto e farà diventare le vostre fotografie una semplice galleria di filtri digitali.
Lavorate in digitale come se fosse un prolungamento del lavoro analogico: lo sviluppo deve essere una ottimizzazione di un’idea che avevate già in testa nel momento dello scatto.