L’elogio del colore

L’interpretazione del colore come fattore personale dell’estetica del fotografo. L’analisi dell’opera di due maestri.

Parto da una classica affermazione: fotografare in bianco e nero è una procedura difficile. E’ un’assunto che condivido. Noi vediamo il mondo attraverso gli occhi a colori e immaginarcelo privo è una operazione difficile.
Fotografare in bianco e nero prevedere di astrarre il colore, pensare solo in tonalità di grigio, nelle sue sfumature, nel gioco delle luci e delle ombre. Il bianco e nero è una interpretazione.

Ma fotografare a colori è ancora più difficile. Anzi fotografare “bene” a colori è difficile.

E’ difficile per il fatto che il colore richiede una certa educazione alla quale noi inizialmente non diamo molta importanza: bisogna vedere le sfumature, le tonalità e le dominanti che si generano su una fotografia. Fotografare bene a colori è come avere un orecchio allenato che riesce a sentire piccole sfumature nelle note suonate da un certo interprete di musica rispetto ad un altro.

A complicare maggiormente il tutto, la constatazione che il colore è una esperienza soggettiva. Soggettiva perché legata ad una risposta fisiologica differente da parte della nostra vista. I nostri recettori, i coni e i bastoncelli, possono essere sensibili in maniera differente da persona a persona per quanto riguarda le frequenze della luce. Tutti sappiamo per esempio che esistono le persone daltoniche le quali non vedono i rossi in quanto i loro recettori non sono sensibili a tali frequenze.

E questo è il bello della fotografia a colori. Ogni fotografo può interpretare il mondo e il colore in base a quello che vede o “sente” di vedere.
Qui però sta la grande difficoltà. La scelta. La scelta del giusto colore, della contrapposizione corretta, del dosare una cromia con un’altra per farle esaltare tra di loro in un tripudio di forza ed eleganza. Bisogna analizzare, studiare, prima di fotografare. Questo sempre ma ancora di più con il colore.

Spingo sempre molto con i miei allievi ai corsi di fotografia, che per me la fotografia è interpretazione. E’ una personale verità che parte dal mio genere di lavoro che abbraccia più la fotografia artistica che non quella di reportage.
Vorrei quindi proporre come esempio il lavoro di due fotografi artisti per i quali l’interpretazione del colore nella fotografia è un punto fondamentale della loro produzione.

Il primo è il fotografo italiano Franco Fontana. Riporto alcune sue stesse parole:

“Creatività in fotografia significa liberarsi dal visto, rimuovere le memorie, anche se importanti, per rompere con la ripetitività e cercare di rinnovarsi testimoniando e fotografando più quello che si immagina che quello che si vede rendendo così visibile l’invisibile perché nulla è come sembra ma come si immagina.”

-Franco Fontana
Franco Fontana, Fotografia, Puglia 1987
Franco Fontana, Puglia, 1987

Prendo in analisi una delle sue immagini: “Puglia, Italia, 1987“. Si tratta di un’immagine di paesaggio, interpretato però nella maniera dell’artista Emiliano. C’è una rigorosa scelta nella composizione geometrica che suddivide lo spazio del fotogramma in maniera armonica.
E poi c’è il tripudio del colore.
Colore iper-saturo, non realistico ma personale. L’immagine diventa così una delle possibili rappresentazioni del paesaggio. Ci regala emozione e curiosità, forza e calma allo stesso tempo. La fotografia diventa quasi un “quadro fotografico” alla Mondrian.


Il secondo fotografo che porto ad esempio è David La Chapelle. Fotografo americano, iniziò la sua carriera nell’ambito della Factory di Andy Wharol.

E proprio dal maestro della pop art che La Chapelle trae spunto per i suoi temi e sopratutto per le sue interpretazioni a livello cromatico. Le immagini da analizzare sarebbero molte, ne prendo una ad esempio.

David La Chapelle, Bodybuilding, Cape Canaveral, Florida. 1993
David La Chapelle, Bodybuilding, Cape Canaveral, Florida. 1993

E’ l’opera intitolata “Bodybuilding, Cape Canaveral, Florida. 1993“. Si tratta di una fotografia che riunisce molti degli elementi dell’estetica di David La Chapelle: l’esaltazione del mito americano per mettere in luce tutti i suoi lati grotteschi, l’apoteosi della forma fisica e l’uso della chirurgia plastica per trasformare il corpo umano in una macchina perfetta.
L’uso sapiente del colore in questa immagine è data dalla contrapposizione dei colori rosso – blu. Il rosso dei pantaloncini dei bambini rafforza, e quindi esalta, il lato grottesco dell’abbronzatura smodata e innaturale del culturista.  La contrapposizione rosso e blu del cielo crea forza e sopratutto richiama i colori della bandiera americana, simbolo della società che l’artista vuole ritrattare e raccontare.

Concludo consigliando sempre di guardare prima che di fotografare. Sentire la realtà e pensare a come la vogliamo interpretare, e quindi rendere nell’immagine finale, è il lavoro che ogni bravo fotografo/artista dovrebbe sempre fare.

Di Alessandro Michelazzi

Alessandro Michelazzi, direttore e fondatore di Pixel Square è fotografo e grafico professionista che opera nel campo da oltre quindici anni. Svolge regolarmente corsi e workshop di fotografia, Photoshop, Lightroom e grafica 3d proposti da Pixel Square. Negli anni ha formato centinaia di studenti e professionisti.

Lascia un commento